sabato 30 giugno 2012

Quattro mele cotogne

Quattro mele cotogne al davanzale
e tu, che mi ritagli come carta sottile
e inanelli di versi le mie dita.
Tra i gomiti reggo il fuoco del camino
la fiamma brucia il pomeriggio
disteso sul tappeto.
Il tuo respiro scava la mia gola
e tu che mi sussurri "fammi un figlio".

Di terracotta e nuvole ti farò
un figlio, amore, di carta 
e di parole scritte a penna. 
E sarai tu per sempre
perché alla fine di questo tempo
che si finge estate,
potremo soltanto perdonarci
e tu mi renderai il mio peccato.

*

giovedì 28 giugno 2012

La quattordici

Nella penombra un solo raggio
per annodare la paura d'ossa e di capelli
e la fatica del passo.
Non voglio essere qui.

(E' difficile stare in un sol posto
quando il tempo va per conto suo
e l'anima sospesa
confonde i sogni con la vita)


Vedo suoni, mangio uva dalla natura morta
alla parete
e riempio i miei stivali di pesci
e acqua di mare
mentre la morte, in piedi fra me
e la mia sconfitta
ha una lanterna in mano
e un lungo abito bianco.

E io, con occhi trasparenti
non so dove mettere il cuore
e continuo a inventare segreti
e perdoni per le bambole.

E non so amare che ombre.

*

lunedì 11 giugno 2012

In gemiti di passi incerti

Questo voler essere spazio
senza mai farmi radice
piuttosto aria tra le fronde
acqua in un vaso di coccio
cavallo di poca storia.
Provvisoria in ogni paese
come se non avessi
terra d'origine, punto d'inizio, corpo
ma solo innumerevoli piccole morti
che tintinnano come sonagli
ma solo innumerevoli piccole morti
per ognuno che ha camminato
con me per un tratto.

Tutto diventa chiaro a distanza
_quando si conosce l'epilogo_
ma adesso resto in mezzo alla strada
che non so dove andare.

*

Le rose sul tetto



Respiro sapendomi.
Inspiro
torace, diaframma, addome
espiro
e conto, inutilmente conto,
uno due tre quattro)
un nome bloccato negli occhi
come eco esausta che torna indietro
da un tunnel d'anni.
Inspiro
cinque sei sette otto)
snebbio spazi impossibili da riempire
espiro
nove dieci)
non c'è colpa in questo battito duro
che rompe abbracci
nove otto sette sei)
Inspiro
ansia di pioggia, le rose sul tetto
confusione di mercato a mezzogiorno
cinque quattro)
espiro
pensieri interrotti, lacrime
tre
due
uno

Fine)

*

In gemiti di passi certi

Lo sai, è difficile amarti
con la gola scabra d'attesa
in questo marzo tutto che
ci piove addosso negligente di gemme.
Sono i giorni dei semi nel solco
che calpesto senza raggiungerti
e nella solitudine dove ti fuggo
con le mani travaso la pioggia
scavo il dolore dalla terra perché
germogli il mio volerti accanto.
Fra gli sterpi s'insinua un passo sottile
di lucertola, osando labirinti dove
perderci per sempre.

E  andarcene in passi certi
(ma non bisogna credere ai sogni dei poeti)
in un esodo verso il silenzio
di antichi borghi, dove anche la parola
può diventare casa
e il ritorno è sempre più lontano.

*