domenica 22 aprile 2012

E avanti va il giorno


E avanti va il giorno
disteso sui tegoli del tetto
tra funerali di passeri
e muschi aggruppati.
Il sole spalanca le finestre
come bocche di cantori nel gloria
s'insinuano, fra stipiti e muro
malinconie di pane
ma nelle stanze deserte
un solo guanciale è caldo.

Sono tornate dai colli le greggi
in transumanza, belando
un inseguimento bianco di agnelli.
I piccoli d'airone hanno lasciato
il nido in voli lontani, stringendo
nei becchi i gemiti aspri dell'addio.
Tra le mole di antica pietra, presto
si frangeranno olive
L'autunno sarà dolce e il vino
quest'anno, sarà buono.

E avanti va il giorno
ma non c'è più nessuno per giocarlo. 

*

martedì 17 aprile 2012

Gelosia

 
C'è un dubbio, a volte, triste
come il sospiro di un bambino
un tarlo che scava e rosicchia
fin dentro i pensieri.
Al primo temporale di settembre
finisce l'estate e le parole diventano
buio d'altopiano, senza luna.
Dirò quel che si dice quando
finisce il giorno. Dirò fa freddo
magari pioverà e altre cose senza
importanza, solo un poco più amare.
Non so mentire ma non dico
piuttosto sorrido e so perdere
senza darla vinta.

Cercherò tracce di silenzi diversi
e un nuovo posto per ascoltarli.

*

venerdì 13 aprile 2012

È l'erba secca che canta *


Sei arrivato quando il mio giorno
allungava il passo
e io cercavo ombre sui miei talloni.
Mi inseguivano le ombre
e non le potevo calpestare,
ignorare, uccidere.
Mi inseguivano e basta.
In silenzio. Come le colpe.

Dopo l'inverno quando il tempo
sosta, nel bosco dove volano le civette
anche laria odorava d'attesa.
Confusa di ricordi e desideri,
ridevo strane lacrime
invasa dai muschi oscuri
dell'inganno
e dal complotto dei pensieri.

Finché incapaci di ragione o di follia
abbiamo dato il respiro alle parole
(la parola è solo un'illusione)
e al buio il nostro fuoco.

* T. S. Eliot

giovedì 12 aprile 2012

Por consuelo

 
Sulle gemme nuove nevicava
un inverno in ritardo,
 io ero in una strada deserta
e tutta ferma, seduta a terra in mezzo
al vuoto bianco. Non facevo niente,
nient'altro che aspettarti
dondolandomi un poco
come fanno gli idioti per cullarsi, così,
por consuelo.

Non ero né triste né allegra, soltanto sola e chiara
di quel bianco. Canticchiavo,
e lasciavo parole dappertutto e le parole scivolavano
negli angoli dove s'ammucchia il provvisorio
e si dimenticano i sogni.
Sola, ti aspettavo e canticchiavo
dondolandomi un poco, così,
por consuelo.

Sei arrivato, hai sorriso il tuo sorriso
d'occhi, breve. Hai raccolto l'assenza
e me l'hai messa sulle ginocchia.
Tu eri lì e mi chiamavi amore, nient'altro.
.
  [Mi sveglio_ho freddo_non so che farmene dei ricordi perché
ti dimentico a pezzi e non sono neanche più capace di sognarti.]


*

mercoledì 11 aprile 2012

Cadenza perfetta


So a che punto è la notte
quando la luna oltrepassa il melo
e i cavalli scuotono la nebbia 
dalle criniere.
Nel prato orme vuote di passi
come a dire che sei passato di qui
prima che facesse buio 
prima che la terra le chiudesse 
nel suo lamento.

Nel campo, all'imbrunire,
mieto ombre e i tuoi sorrisi brevi
Stanotte si farà la luna nuova.  

-

Cadenza imperfetta

La sola misura
in questo divincolo d'ansie
è incontrarsi, amarsi nell'altro
fino all'ultimo stupore.
E quando finisce il miraggio
ritornare a se stessi chiari
_ innocenti _ assolti
prima che l'onda mostri
la lisca dei pesci.

-

Cadenza d'inganno

È crudele sapere dell'ultimo
attimo il gesto e il respiro.
Cerco nella tua bocca il grido
che alza un volo di storni spauriti.
Vorrei rimettere il tempo
dentro agli orologi
perdere il senso del cielo 
ma l'urlo mi brucia la schiena.

La linea del palmo che stringo 
nel pugno è cadenza d'inganno 
di poeti immaginati.

-

martedì 10 aprile 2012

Bontempo il benamato

Quel giorno, proprio quel giorno
che i miei occhi erano
più chiari del mattino
e i cavalli nel vento
galoppavano
fin dietro alle mie spalle

il più spavaldo, il puledro
dall'aria fiera e l'occhio morbido
quello con tre balzane
e la stella in fronte
Bontempo, per esser nato in marzo
con la luna
Bontempo il benamato
che non conosce morso
né recinto, che batte l'ambio
con araba eleganza
schivo di palio
ai margini del branco
altero

proprio lui, proprio quel giorno

arrestò d'improvviso il suo galoppo
sul mio stupore
e la mia quarta vertebra.
Bloccò la mia sorpresa
tra zoccolo e la pelle
nella mia bocca terra e caprifoglio.
Batté forte tre volte
con l'anteriore baio
il dorso mio sconfitto

nitrì nell'aria le memorie antiche
mi rubò il cuore.

*

lunedì 9 aprile 2012

Al centro dove tutto comincia


Ha incontrato il suo stupore
nella spirale de la plaza
le spalle dritte contro il caso.
Al centro, dove tutto comincia.


Ahi mi amor mi amor
guardala com'è sola.
Avvolgila nel tuo mantello
che le bocche feroci
non possano ghermirla.
Non permettere che sia altri
a coglierla nel buio
e aprirla come un frutto
dalla cintura al petto.
Non lasciare che umidi fiati
le schiudano le labbra

e la sua gioia si perda
nella sabbia in rivoli spenti _ ay
mi amor mi amor.


Portale banderillas di luce
che abbiano lunghi nastri
intrecciati di colori
e tamburelli e flauti
per la sua danza
e vino per la sua ebbrezza
versi per i suoi silenzi
e carezze per i suoi seni_ ay
mi amor mi amor.

Coprila con il tuo corpo
che nessuno possa vederla
nuda de su traje de luz
quando i suoi occhi
si dilatano d'azzurro
e i sogni diventano soli
e le braccia si aprono al cielo.
Che nessuno possa sentire
il suo grido_ ay mi amor mi amor.


Quando il silenzio occuperà
il suo posto, resterà sulla sabbia
soltanto un melograno spaccato.
Al centro, dove tutto comincia.
*

domenica 8 aprile 2012

Ero un tremolio di pensiero


Io non c'ero.
Non avevo mani
né capelli
né voce.
Ero un tremolio di pensiero
fra il giorno e la notte, un fiato breve
a volte un desiderio vago.
Non ero
ma avrei potuto essere chiunque
un operaio di spola
uno skipper sull'oceano
la madre di troppi figli
o una puttana in un bordello di Shangai.
Avrei potuto correre inseguita
di pioggia
o rimanere per anni immobile
nella posizione del loto.
Avrei potuto partire
con una valigia piena di bulbi
di tulipano rosa
o piantare cose inanimate sotto i cespugli.
Avrei potuto morire, esausta d'angoli
ad ogni svolta
o dissipare intelletto
patrimoni
e tutta la mia vita
e tu
non avresti mai neanche potuto
dispiacerti
né compatirmi
né tantomeno amarmi.
.
Mi sorprende adesso il pensiero
che tu voglia sapere dove poso il passo.

*